venerdì 23 febbraio 2018

La Missione Archeologica Siro-Ungherese nella fortezza di Margat



Si è tenuta nella Sala Capitolare della Villa Magistrale dell’Ordine di Malta, il 22 febbraio 2018, la conferenza “Archeologia in Siria e l’eredità degli Ospitalieri. Le ricerche della Missione Archeologica Ungherese”. L’Ambasciata d’Ungheria presso la Santa Sede e il Sovrano Consiglio dell’Ordine di Malta hanno promosso un evento su uno dei capitoli interessanti della storia sia dell’Ordine che dell’Ungheria. La testimonianza personale del relatore, inoltre, ha gettato una luce diversa anche sulla situazione attuale in Siria.
Conferenza del prof. Balázs Major nella Sala Capitolare della Villa Magistrale


Il Prof. Balázs Major, direttore dell’Istituto di Archeologia dell’Università Cattolica Péter Pázmány e fondatore della Missione Archeologica Siro-Ungherese (Syro-Hungarian Archaeological Mission SHAM), ha illustrato le loro ricerche condotte nel 2007-2017 nelle regioni costiere della Siria. Il centro della loro attività è stato, in particolare, la fortezza di Al-Marqab o Margat, affidata alla SHAM in esclusiva dalle autorità siriane.

Margat (qui una galleria fotografica) è stato uno dei principali centri dell’Ordine degli Ospitalieri, una enorme cittadella fortificata non lontano dalla costa. Il completamento dei lavori di fortificazione avvennero tra 1187-1202 e per un periodo il castello è stato il centro dell’Ordine Ospitaliero in Terra Santa, dove è stato celebrato il loro capitolo generale nel 1206. Situato in un punto strategico per tutta la regione circostante Margat resistette a diversi tentativi di conquista da parte musulmana fino alla resta finale dei cavalieri nel 1285, essendo quindi tra gli ultimi centri rimasti in mano alle forze cristiane nella regione.

Nel corso della conferenza il direttore della SHAM ha illustrato, con l’ausilio di fotografie, disegni e ricostruzioni l’architettura e le bellezze artistiche della fortezza di Margat. Ha specificato la funzione dei diversi locali, alcuni dei quali tuttora ben preservati, come la cappella, la sala capitolare, le cucine, i dormitori, le stanze del castellano o i bagni e il sistema idraulico molto sviluppato. Le ricerche sul terreno sono state supportate da ricerche archivistiche e da fonti coeve che hanno reso più facile e sicura l’identificazione dei locali e delle loro funzioni (confrontandole per esempio con le prescrizioni degli statuti dell’Ordine).
La fortezza di Margat - ricostruzione visrtuale
(B. Major - www.hungarianarchaeology.hu)


A parte il sistema idraulico e fognario molto avanzato per l’epoca (la grande cisterna per la raccolta dell’acqua piovana funziona tuttora alla perfezione), è stata la cappella della fortezza a riservare delle sorprese notevoli. Si venne a scoprire, infatti, il più grande ciclo di affreschi del XIII secolo di quella regione, di un notevole pregio.

La conferenza ha commemorato anche l’ottavo centenario della crociata condotta in Terra Santa da Andrea II re d’Ungheria. Uno dei sovrani ungheresi più importanti, re Andrea era figlio di Agnese (o Anna) di Châtillon e, quindi, nipote del famoso Rinaldo di Châtillon, sovrano di Antiochia, per cui ebbe dei legami di parentela con le élites degli stati crociati. Re Andrea II ha condotto una spedizione, limitata nei risultati militari, ma più rilevante dal punto di vista diplomatico e dinastico (con diversi contratti di matrimonio per i suoi vari figli). Ha dimostrato, inoltre, che il Regno d’Ungheria era capace di compiere una spedizione militare d’oltremare e di riportare in patria – questa volta per via terrestre – il suo esercito senza notevoli perdite.

Fu durante questa spedizione che Andrea II visitò i due castelli più importanti dell’Ordine degli Ospitalieri, Krak des Chevaliers e Margat. L’Ordine aveva da tempo dei notevoli possedimenti in Ungheria e Re Andrea era cosciente del suo valore militare. In occasione della sua visita si impegnò a versare un cospicuo finanziamento annuale (a carico dei proventi delle miniere di sale ungheresi) a sostegno delle due fortezze.

Il Professor Major non mancò di illustrare le condizioni di lavoro che la SHAM ha dovuto affrontare in questi anni del conflitto in Siria. La missione archeologia ungherese è, infatti, l’ultima di questo genere a restare nel Paese e di continuare il lavoro, non solo di ricerca, ma anche di messa in sicurezza dei monumenti. Ha, infatti, raccontato come la fortezza di Krak sia stata interessata dagli eventi bellici (per alcuni mesi servì da base alle forze di opposizione che da lì terrorizzavano i vicini villaggi abitati da cristiani) e danneggiata in alcune parti. Grazie al suo interessamento, il Governo ungherese ha stanziato dei finanziamenti che resero possibile, nei mesi scorsi, il ripristino della copertura della cappella di Krak des Chevaliers (sito UNESCO). La cappella di Margat, invece, durante le campagne di scavo annuali riprende le sue funzioni liturgiche originarie in quanto vi si celebra la santa messa per i membri della missione archeologica, alla quale partecipano volentieri anche i colleghi non cattolici e persino i musulmani.

La Missione Archeologica Siro-Ungherese ha, inoltre, una rilevanza che in questo momento supera l’ambito strettamente scientifico-storico. Mantiene in vita la collaborazione professionale con le autorità e gli ambienti accademici della Siria e dà l’opportunità agli studenti locali di proseguire la propria formazione professionale. Ciò è sostenuto fortemente dal Governo ungherese grazie al quale nello scorso anno accademico 282 studenti siriani hanno ottenuto una borsa di studio in Ungheria (Stipendium Hungaricum). In particolare, l’Università Cattolica Pázmány Péter mantiene una proficua collaborazione con la Siria, grazie alla quale gli studenti siriani proseguono i propri studi a Budapest per poi ritornare in patria. Un investimento educativo nel futuro della Siria.

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