venerdì 13 ottobre 2017

Cardinale Erdő sulla vocazione centro-europea: fedeltà all’eredità cristiana e nuove soluzioni alle sfide contemporanee


Il Cardinale Péter Erdő, Primate d’Ungheria è intervenuto all’11 Congresso dell’Associazione Intellettuali Cristiani ungheresi (KÉSZ) sul tema “Gli ungheresi nell’Europa cristiana” organizzata il 16 settembre scorso, nel parlamento di Budapest. Pubblichiamo, nella nostra traduzione, alcuni brani del discorso del Cardinale Erdő.

Card. Erdő al Congresso della KÉSZ
(Foto: Magyar Kurír)
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Considerato attraverso i fatti della storia, il cristianesimo potrebbe sembrare la struttura di un’organizzazione statale e sociale. Ma si tratta di molto di più. Si tratta di quella religione mondiale molto concreta, che risale alla persona di Gesù di Nazareth e che ha formato la comunità dei suoi seguaci. La cultura ha sempre bisogno di una visione del mondo, di qualche principio guida secondo cui si organizza la vita della comunità. In Europa il cristianesimo si rivelò una forza organizzativa. Rispetto ai tempi antichi, quando i titolari del potere politico erano quasi tutte persone di fede e la religione era ufficialmente connessa alla vita pubblica, l’Europa odierna ha un’immagine del tutto diversa.

In effetti, non si può dire che la vita pubblica sia organizzata dalla religione cristiana come tale, ma piuttosto dietro le più importanti strutture si nasconde una visione sempre più indipendente dalle religioni. Allo stesso tempo però, a mio parere, del cristianesimo non si ha solo la memoria, ma vi sono anche dei segni vivaci ed efficaci in tutta l’Europa.

Il fatto che l’immagine delle nostre città e dei nostri villaggi tuttora è caratterizzata, o viene resa unica, dalle chiese cristiane, è sicuramente un segno di questo. E queste chiese, nella maggior parte dei paesi d’Europa – anche se non in tutti –, tuttora hanno la funzione di culto, con la loro architettura fanno riferimento a quella completezza della realtà in cui il mondo materiale trova la sua ragione e il suo valore nell’espressione dell’amore e della sapienza del Creatore. Queste chiese si aprono sulle piazze e sulle strade, solo in pochi paesi è imposto ufficialmente che il loro accesso si apra da un cortile interno. In queste chiese, come ad esempio in Albania o nel territorio dell’ex Unione Sovietica, dopo lunghi decenni la vita religiosa ha potuto ricominciare, recuperando così la loro funzione originaria. Il cristianesimo è presente in numerose statue pubbliche, nelle croci e nelle raffigurazioni, nei nomi delle persone e degli istituti. In Europa stanno cambiando anche le abitudini di denominazione, ma nonostante questo in tanti paesi la maggioranza delle persone porta ancora un nome cristiano. Infatti, il nome significa che scegliamo quel santo come nostro protettore e modello di vita.

In Europa e in tutto il mondo occidentale calcoliamo il tempo dalla nascita di Cristo e perciò siamo nel 2017; nella nostra cultura la domenica è giorno festivo, ovvero il giorno in cui i cristiani sin dai primi tempi festeggiano la risurrezione di Gesù perché furono convinti, in base ai fatti, che Cristo era risorto all’alba del primo giorno dopo il sabato. Mentre il mondo babilonese usava il sistema a sei cifre, l’ebraismo, dopo i sei giorni di lavoro dedicava il settimo alla preghiera e al riposo, e noi cristiani, rispettando la resurrezione di Cristo, abbiamo i sette giorni della settimana e celebriamo la domenica come pausa. Durante le Rivoluzione Francese si voleva introdurre un sistema diverso di computo del tempo, non solo calcolando gli anni a partire da un’altra data, ma cambiando anche l’ordine settimanale in decadi, ovvero un ordine di 10 giorni. Questo calendario rivoluzionario ebbe una vita breve, durò dal 1793 al 1805. Quando cerchiamo di individuare i segni del cristianesimo sull’aspetto dell’Europa odierna ci accorgiamo inevitabilmente dell’eredità legale. Le leggi degli stati europei, e soprattutto i grandi codici, stabiliscono diverse istituzioni sociali, regole di convivenza e di comportamento che si sono formate lungo i secoli sotto l’influenza della fede cristiana. Il concetto della dignità umana, l’istituzione del matrimonio, che negli ultimi tempi è stato riformulato in diversi posti, oppure l’elenco antico, classico dei diritti umani, sono in rapporto profondo con i 10 comandamenti e con i valori evangelici.

Tutti questi ricordi non sono solo cimeli da museo, ma riescono tuttora comunicare quel segreto che rende la nostra vita preziosa e significativa: l’esistenza di Dio, il suo Amore per noi, il suo progetto di salvezza e di creazione. Si tratta di una eredità, e come tutte le eredità, anche questa necessita di essere gestita. La si può sperperare, sprecare, come un erede indegno fa dell’eredità dei suoi nonni, oppure la si può apprezzare, rilanciare e, in una luce nuova, metterla al centro della nostra vita. Di questo rinnovamento i popoli dell’Europa Centro-orientale hanno già delle esperienze, che varrebbe la pena di riscoprire, utilizzare e condividere con il resto del mondo. Possiamo perciò giustamente affermare che la nostra regione ha una vocazione speciale: pur rimanendo fedeli all’eredità cristiana trovare nuove soluzioni alle nuove sfide.

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