martedì 19 settembre 2017

“Un tesoro comune ed un esempio da seguire” – in Slovacchia hanno reso onore ai resti mortali di János Esterházy


Dopo sessant’anni, secondo le sue ultime volontà, riposano finalmente nella terra natia i resti mortali di János Esterházy (1901-1957), politico martire ungherese della Cecoslovacchia, morto nelle prigioni comuniste per la sua fede e per la sua comunità.
Le ceneri di Esterházy erano state sepolte nella fossa comune dei prigionieri politici del Cimitero di Motol a Praga, e solo una decina di anni fa è stato possibile individuarle, grazie al Principe Karel Schwarzengberg, ministro degli esteri ceco di allora. L’urna, con i resti presi dalla fossa comune è stata ora collocata nel mausoleo appositamente costruito da un cittadino privato, suo devoto, il Sig. Boldizsár Paulisz nella sua tenuta a Dolné Obdokovce (in ungherese Alsóbodok) in Slovacchia.
Il pomeriggio del 16 settembre 2017 la messa in suffragio è stata celebrata da Mons. Marek Jędraszewski, arcivescovo di Cracovia, assieme agli ordinari militari di Slovacchia e di Ungheria, Mons. František Rábek e Mons. László Bíró, nonché al Vicario Generale della Diocesi di Nitra, Mons. Zoltán Ďurčo. Dalla Repubblica Ceca ha partecipato Padre František Lízna S.I., devoto di Esterházy, alla cui intercessione attribuisce la propria guarigione da una grave malattia.
S. Messa celebrata dall'Arcivescovo di Cracovia ad Alsóbodok
(foto: Magyar Kurír)
Dopo la messa l’Arcivescovo Jędraszewski ha benedetto la cappella dell’Esaltazione della Santa Croce, nella cui cripta l’urna di János Esterházy è stata deposta. Un piccolo museo è stato pure inaugurato con cimeli e oggetti personali salvati dall’antico palazzo degli Esterházy di Nyitraújlak (Veľké Zálužie, Slovacchia), devastato alla fine della guerra mondiale, dove il politico martire visse fino al suo arresto.
La cappella della S. Croce con il mausoleo di Esterházy
(foto: hirek.sk)
Presenti pure i membri della famiglia dell’Esterházy: sua figlia, la Contessa Alice Esterházy-Malfatti, e suo nipote Giovanni Malfatti che nel suo saluto ha testimoniato come la fede di suo nonno sia un esempio da seguire nella propria vita, auspicando che, assieme alle ceneri anche la spiritualità di János Esterházy sia presente nella sua comunità. Ha ringraziato, inoltre, il Signor Paulisz, il quale ha voluto realizzare la cappella-mausoleo, rendendo possibile la traslazione dei resti.
Alla cerimonia, organizzata da due associazioni ungheresi della Slovacchia, hanno presenziato le rappresentanze di numerose associazioni di diversi paesi, e migliaia di fedeli e pellegrini dalla Slovacchia, dall’Ungheria, dalla Repubblica Ceca e dalla Polonia.
Alice Esterházy-Malfatti, Giovanni Malfatti e Mons. Marek Jędraszewski
nella cappella (foto: hirek.sk)
Il presidente del parlamento ungherese On. László Kövér nel suo messaggio scritto: “Se noi, ungheresi e slovacchi, cechi e polacchi assieme agli altri popoli dell’Europa Centrale, dal Baltico ai Balcani, non riusciremo a superare, nello spirito della riconciliazione nazionale e della giustizia, la vecchia regola dell’esclusivismo nazionale, per cui ‘il tuo eroe è il mio nemico’, allora nel futuro tutti noi e la stessa Europa Centrale ne saremo vittime.”
Gli ha fatto eco la Signora Dagmar Babčanová, già ambasciatore della Repubblica Slovacca presso la Santa Sede, che ha indicato in János Esterházy “un tesoro comune ed un esempio da seguire sia per gli ungheresi che per gli slovacchi”.
Ha inviato un saluto il sottosegretario Jaroslaw Szarek, Presidente dell’Istituto Polacco per la Memoria Nazionale (Esterházy è stato, infatti, polacco per parte materna), nonché il vescovo protestante emerito della Slovacchia, Géza Erdélyi, il quale ha esortato i presenti “a pregare assiduamente, affinché la sua Chiesa, della quale Esterházy rimase figlio fedele sino alla fine, proceda alla sua beatificazione”.

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