martedì 24 gennaio 2017

Messa in Vaticano per le vittime dell’incidente di Verona


Una Santa Messa in suffragio delle giovani vittime dell’incidente stradale, avvenuto nei pressi di Verona, è stata celebrata questa mattina nella Cappella Magna Domina Hungarorum delle Grotte Vaticane.
 
La liturgia è stata presieduta da Mons. Ferenc Cserháti, vescovo incaricato della pastorale degli ungheresi all’estero, con la concelebrazione dei sacerdoti ungheresi di Roma. Presenti al rito gli Ambasciatori d’Ungheria presso la S. Sede e presso il Quirinale, con il personale delle rispettive Ambasciate. Hanno dimostrato una graditissima vicinanza e partecipazione al lutto i rappresentanti del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

Pubblichiamo il testo dell’omelia, pronunciata da Mons. László Németh, incaricato della pastorale degli ungheresi in Italia.

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Cari fratelli e sorelle,

Piangono i genitori, i compagni di classe, gli insegnanti, piange un liceo intero e tutta la nazione. In una situazione di questo genere è molto difficile dire qualcosa. Dice molto il silenzio, il silenzio nella preghiera.

In questo silenzio pensiamo a Gesù che piangeva davanti alla tomba del suo amico Lazzaro. Gesù che secondo la lettera agli Ebrei è lo stesso ieri e oggi e nei secoli (Ebr 13,8) piange insieme con noi, condivide il nostro dolore che sentiamo a causa delle perdite delle giovani vite. Gesù non ci abbandona neanche in questa situazione.

San Giovanni evangelista nel suo vangelo descrive la gente che non capisce Gesù. Si scandalizzano in lui. Anche gli apostoli non capiscono Gesù nonostante aver passato molto tempo con lui.

Noi siamo simili a loro di fronte a questo incidente. Non capiamo perché sia successo, perché siano morti questi giovani. Perché proprio loro? E perché in questo modo cosi brutale?

Ma qui, vicino alla tomba dell’apostolo Pietro, pronunciamo con lui anche noi le parole della sua risposta a Gesù: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.

In un cimitero di Budapest ho visto una tomba con questa iscrizione: “Da dove siamo venuti, dove siamo, e dove andiamo? Non lo sappiamo esattamente, ma siamo sicuri che siamo venuti dalle mani di Dio a ritorniamo ad esse.”

Delle mani di Dio il profeta Isaia dice: Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani (Is, 49.15-16).

 Piangendo non dobbiamo dimenticare che questi ragazzi defunti sono scritti sulle palme della mano di Dio, perché sono le Sue creature, e Dio non vuole la morte, ma vuole la vita, proprio Lui che per la nostra vita, per la vita eterna delle Sue creature ha perso il Suo Figlio sulla croce.

L’uomo è un essere sociale. La sua vita dipende dalla società in cui vive. Questo comporta vantaggi ed anche svantaggi. Nei fatti tristi che ricordiamo, abbiamo sperimentato che la vita dei singoli può essere determinata dal comportamento degli altri, dagli sbagli degli altri. Ma nel dolore abbiamo anche sperimentato la solidarietà, la vicinanza di tante persone. La vicinanza di una nazione intera, dentro e fuori dei confini. Questa celebrazione di oggi dimostra anche la solidarietà di tante nazioni con l’Ungheria, con le persone che hanno perso il figlio, la figlia, il padre, la madre, l’amico, l’insegnante eroe. Questi fatti ci insegnano che dobbiamo vivere sempre responsabilmente, consapevoli che da noi dipendono gli altri e che siamo responsabili non solo per noi stessi.

Nella cappella ungherese ogni settimana ricordiamo i santi e beati ungheresi che hanno la loro festa liturgica. Domenica 22 gennaio c’era la festa del Beato László Batthyány-Strattmann, il medico dei poveri, morto nel 1931. Il beato medico curava i poveri gratuitamente, faceva tutto per guarire la loro vista ma, nello stesso tempo, voleva guarire anche le loro anime, la fede dei loro pazienti. Per questo aveva scritto un libretto dal titolo: Aprite gli occhi!

Pregando per le anime dei ragazzi morti nell’incidente e chiedendo la consolazione e la forza d’animo per i loro familiari, imploriamo l’intercessione del Beato László Battyány-Strattmann che il Signore possa aprire i nostri occhi, gli occhi dei genitori che hanno perso i figli, che possiamo vedere questi fatti, la morte di questi ragazzi, con gli occhi della fede, che possiamo capire che Gesù è con noi nel dolore, che possiamo rafforzare la nostra fede in Lui che è la via, la verità e la vita, che possiamo capire che proprio la Sua croce è lo strumento che ci conduce alla vita eterna e, se ci uniamo a Lui nelle sofferenze di questa vita, se moriamo con Lui, vivremo anche con Lui.

Pregando per i defunti chiediamo, con le parole dell’apostolo, per i parenti che hanno perso i loro figli, ma anche per noi stessi: Signore accresci in noi la fede (Lc 17,6).
 
 

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