domenica 28 agosto 2016

Risposta ad un post de Il Sismografo: „I muri del Premier ungherese Viktor Orbán e il singolare referendum del 2 ottobre”


Il blog Il Sismografo ha pubblicato, il 27 agosto, un commento del suo Direttore editoriale, Luis Badilla dal titolo I muri del Premier ungherese Viktor Orbán e il singolare referendum del 2 ottobre.

Alle considerazioni ivi esposte l’incaricato d’affari ad interim dell’Ambasciata d’Ungheria presso la Santa Sede ha voluto rispondere con la seguente lettera.

* * *

Egregio Direttore Badilla, caro Luis,

incoraggiato dalla Tua disponibilità a confrontare idee e posizioni, ma soprattutto a comprendere le diverse ragioni mi permetto di scriverTi qualche commento in relazione al Tuo articolo del 27 agosto su Il Sismografo (I muri del Premier ungherese Viktor Orbán e il singolare referendum del 2 ottobre).

“In risposta alla crisi migratoria cui deve far fronte l'UE, l'obiettivo deve essere contenere rapidamente i flussi, proteggere le nostre frontiere esterne, ridurre la migrazione irregolare e salvaguardare l'integrità dello spazio Schengen.” – alcuni forse si stupiranno ma la citazione è tratta dalle Conclusioni del Consiglio Europeo del 18-19 febbraio 2016. Potrebbe però aiutare a comprendere le ragioni delle misure appena annunciate dal Primo Ministro ungherese sul potenziamento della recinzione sul confine meridionale dell’Ungheria. Ragioni che, del resto, non sono cambiate molto rispetto a un anno fa.

La novità è invero rappresentata dal referendum che è stato indetto in Ungheria per il 2 ottobre p.v. Esso prende le mosse da una proposta della Commissione Europea riguardo ad uno schema obbligatorio di ripartizione dei migranti. Ma la sua vera spiegazione è che si tratta di una sorta di ultima ratio in mano al Governo per cercare di far presente a tutti che sull’argomento della migrazione le istituzioni dell’UE qualche volta sembrano andare oltre le loro competenze fissate nei trattati.

Nel settembre 2015 il Consiglio dei Ministri dell’Interno europei ha approvato la proposta di ripartizione di un certo numero di migranti già arrivati sul territorio UE. Tale proposta però non incontrava l’assenso di alcuni Paesi membri (come l’Ungheria). Questi erano contrari sia per questioni di principio che per ragioni pratiche (in effetti, nel frattempo si è visto che non funziona molto…). Il Consiglio, invece, ha preferito forzare la decisione, adottandola a maggioranza qualificata. Sarà la Corte Europea a giudicare se tale decisione era conforme ai trattati o meno.

L’Ungheria vuole far presente che, in base ai trattati UE, gli Stati membri non hanno rinunciato alla propria sovranità in tema di migrazioni per cui le istituzioni europee non possono fare a meno di essi. È questo che il referendum ungherese del 2 ottobre sarà chiamato, in ultima analisi, a riaffermare.

Altro che voglia di “Unione Europea a buffet” o di “europeismo carsico”, si tratta proprio del dovere di tutti gli interessati, sia delle istituzioni dell’UE che degli Stati membri di attenersi alle norme approvate da tutti. Le prime non devono approppriarsi di competenze che non le sono proprie, come, secondo la posizione ungherese, la questione delle quote di ripartizione dei migranti. Gli ultimi, invece, devono proteggere le loro frontiere esterne. Non sarebbe per niente un “no all’Unione Europea” (se tale sarà l’esito del referendum), poiché dai sondaggi è evidente che gli ungheresi sono a favore dell’Europa. Sarà, semmai, un “no” ad una UE che volesse andare oltre le proprie competenze, che volesse trattare in modo disuguale gli Stati membri più grandi e quelli più piccoli, quelli occidentali e quelli “dell’est” (come si è fatto presto a riesumare questo termine che ormai si pensava fosse superato dall’integrazione europea…).

Papa Francesco ha dimostrato più volte di capire “i governi, anche i popoli, che hanno una certa paura” in tema di migrazioni, e di ritenere “comprensibili e legittime” le preoccupazioni delle istituzioni e della gente in merito ai problemi dell’integrazione dei migranti (v. discorsi e conferenza stampa a Lesbo). Ha anche affermato che “nell’affrontare la questione migratoria non si potranno tralasciare, infatti, i risvolti culturali connessi, a partire da quelli legati all’appartenenza religiosa” (v. discorso al Corpo Diplomatico). Siamo grati al Santo Padre perché, anche in questo campo, nell’indicare i principi da seguire non si dimostra insensibile ai problemi concreti. Egli non vuole condannare ma solo incoraggiare a trovare soluzioni nuove e giusti. Ecco, questo sarebbe il vero compito comune.

Grato per l’attenzione, con cordiali saluti,

Márk A. Érszegi
incaricato d’affari,
Ambasciata d’Ungheria presso la S. Sede

Roma, 27 agosto 2016

"Il Sismografo": Il Premier ungherese V. Orbàn ricevuto oggi da Papa Francesco

Dal blog "Il Sismografo":

Il Premier ungherese V. Orbàn ricevuto oggi da Papa Francesco

(a cura Redazione "Il sismografo")

(LB) Il Premier dell'Ungheria ha incontrato oggi Papa Francesco in Vaticano insieme con altri leader cristiani che lo hanno voluto salutare in quanto "privati cittadini". Si è trattato dunque di un incontro breve e di cortesia e da quanto si è saputo non sono stati discussi temi specifici. Viktor Orbàn è a Roma per prendere parte all'incontro annuale di leader politici cristiani, a Frascati, che hanno in programa alcune discussioni sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente. In concreto, a Frascati si sono incontrati i membri della Rete/ICln, parlamentari cattolici europei, gruppo di riflessione nato nel 2010 per iniziativa congiunta del cardinale Schönborn e di Lord David Alton. Il gruppo, quest'anno, si occuperà, come già detto, della situazione dei cristiani in Medio Oriente con un focus speciale: la situazione odierna nel Libano.

mercoledì 24 agosto 2016

Terremoto: la Chiesa ungherese offre aiuto materiale e finanziario


Nel pomeriggio del 24 agosto a Conferenza Episcopale Ungherese ha emesso il seguente comunicato:
“Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Ungherese ha appreso con commozione la notizia del terremoto avvenuto in Italia questa notte. Esprime le sue condoglianze ai familiari delle vittime e la sua vicinanza alle persone che vivono nel territorio colpito dalla catastrofe. Il Consiglio ha, inoltre, deciso di stanziare un aiuto di 20 milioni di Fiorini per la Conferenza Episcopale Italiana a favore delle persone bisognose.”
Inoltre, la Caritas Ungherese ha fatto sapere di aver offerto alle autorità italiane, già nella mattinata, la propria squadra di soccorso e ricerca (USAR) che è pronta a partire appena riceve l’autorizzazione da quest’ultime. La squadra è specializzata nella ricerca e soccorso di persone intrappolate sotto le macerie, è dotata delle attrezzature necessarie e di unità cinofila.

Il Presidente della Repubblica János Áder, il Primo Ministro Viktor Orbán e il Presidente del Parlamento ungherese László Kövér hanno fatto pervenire i propri messaggi di cordoglio e di vicinanza ai loro omologhi italiani.

venerdì 19 agosto 2016

25 anni fa il viaggio di Giovanni Paolo II in Ungheria


Moneta d'oro commemorativa
del viaggio apostolico in Ungheria
(Sándor Tóth, 1991)
Venticinque anni fa Giovanni Paolo II compiva il suo primo viaggio apostolico in Ungheria, visitando le diverse parti del Paese: Esztergom, Budapest, Pécs, Máriapócs, Szombathely. Il santo pontefice di origine polacca seppe apprezzare e valorizzare la peculiare eredità storica del cristianesimo ungherese, incoraggiando i fedeli all’inizio di una nuova era di libertà.

Tra i gesti emblematici della visita si ricordano, in particolare, l’omaggio ai pastori calvinisti perseguitati e la solenne messa di Santo Stefano in Piazza degli Eroi. Ma anche la battuta sulla conoscenza della lingua ungherese, da lui comparata alla „porta stretta” che porta al regno dei cieli…

 

sabato 13 agosto 2016

Marco d’Aviano e l’Ungheria


Il beato Marco d’Aviano, cui si celebra la memoria liturgica il 13 agosto, ha dato un contributo decisivo in uno dei momenti cruciali della storia ungherese.

Molte volte l'Ungheria ha dovuto lottare, per salvaguardare la sua appartenenza all'occidente europeo e cristiano e per difendere sua identità culturale e la sua autonomia politica. Alla fine del XVII secolo l'Ungheria gemeva già da oltre 150 anni sotto il dominio ottomano. Durante tutti quei decenni essa fu teatro di battaglie tra due grandi imperi: quello dei turchi ottomani e quello degli Asburgo. Il momento culminante della riconquista della sua appartenenza all'Europa, l'Ungheria lo visse alla fine del Seicento.

Marco d'Aviano inviato in Ungheria da Papa Innocenzo XI
(bassorilievo nel Castello di Buda, Ungheria)

A questa impresa contribuì in maniera determinante, con finanziamenti e truppe, il beato Innocenzo XI. Egli inviò presso l’imperatore Leopoldo I il padre cappuccino Marco d’Aviano come missionario apostolico. Dopo la liberazione di Vienna dall'assedio turco, nel 1683, Padre Marco riuscì a convincere l'imperatore a sfruttare la vittoria conseguita. La sua diplomazia, che stava tutta nella forza e nella sincerità della sua parola e della sua persona, contribuì a dare corpo e volontà politica e militare alla coalizione dei paesi cristiani, la Lega santa, che negli anni seguenti liberò l'Ungheria. L’Europa fu unita da tale impresa: i figli delle diverse nazioni, cattolici e protestanti combatterono insieme per una comune casa europea.

Statua del B. Innocenzo XI
nel castello di Buda
Nel 1686 la liberazione della città di Buda (oggi Budapest) segnò un fondamentale traguardo e rappresentò un grande sollievo per tutta l'Europa. Si avverò la profezia del beato Innocenzo XI che disse che il nome di Buda era una promessa: Beata Virgo Dabit Auxilium. Marco d’Aviano era presente nelle fila dell’esercito cristiano come cappellano militare. Fu lui a celebrare il Te Deum nella città riconquistata con la processione della statua della Madonna.


Statua del B. Marco d'Aviano
 a Budapest, accanto alla chiesa dei cappuccini
La capitale ungherese ha voluto ricordare l'opera e i meriti del beato Innocenzo XI con una statua eretta in sua memoria non lontano dalla chiesa dell'Assunta (detta anche di Mattia Corvino) nel castello di Buda. In uno dei rilievi del basamento di questa statua è raffigurato il padre Marco nell'atto di ricevere dal papa il mandato apostolico. Al Beato Marco d’Aviano invece è stata eretta, nel 2006, una statua accanto alla chiesa dei cappuccini.

Beatificandolo il 27 aprile 2003, nella Domenica della Divina Misericordia, Papa Giovanni Paolo II disse di lui: “Profeta disarmato della misericordia divina, fu spinto dalle circostanze ad impegnarsi attivamente per difendere la libertà e l'unità dell'Europa cristiana. Al continente europeo, che si apre in questi anni a nuove prospettive di cooperazione, il beato Marco d'Aviano ricorda che la sua unità sarà più salda se basata sulle comuni radici cristiane.”

mercoledì 10 agosto 2016

Pellegrinaggio in bicicletta sulla Via di San Martino. L’incontro con Papa Francesco


Ha percorso in bicicletta la Via di San Martino il Signor József Zelei, “Ambasciatore di pace su due ruote” per portare al Santo Padre l’omaggio dell’Ungheria che celebra i 1700 anni della nascita di San Martino.

Il Sig. Zelei porta avanti da diversi anni un’iniziativa di ampia risonanza, per la promozione di una cultura della pace, all’insegna dello sport e della fratellanza. Per esempio nel 2014, in occasione del centenario della Grande Guerra, egli ha voluto percorrere in bicicletta i vari luoghi del fronte balcanico, di quello italiano e di quello occidentale. L’anno scorso, invece, sempre in bicicletta, ha percorso i luoghi del fronte orientale, dall’Ungheria fino al Baltico. Nel corso del suo pellegrinaggio non manca di incontrare, da vero “ambasciatore su due ruote”, le autorità civili ed ecclesiastiche dei vari posti per illustrare il suo sogno di pace.

Questa volta, partito dalla città di Eger in Ungheria il 5 luglio, il Zelei ha visitato l’Arciabbazia di Pannonhalma, dove, secondo la tradizione, San Martino si ritirava a pregare quando per un tempo fece ritorno in Pannonia (alcuni sostenevano addirittura che fosse anche nato lì). Ha ricevuto la benedizione dell’Arciabate Mons. Asztrik Várszegi e un prezioso vetro dipinto, raffigurante la partizione del mantello di San Martino, opera di László Hefter, sempre di Pannonhalma.

Il mantello di San Martino
(Dipinto su vetro, opera di László Hefter)
Il 9-10 luglio, József Zelei ha partecipato alle celebrazioni giubilari martiniane di Szombathely (l’antica Savaria), presiedute dal Cardinale Duka, Inviato Speciale di Sua Santità. Ha poi proseguito sulla Via Sancti Martini attraverso la Slovenia (Lendva, Lubiana, Nova Gorica). Giunto in Italia, ha visitato i luoghi della memoria della Grande Guerra nell’Isontino, come San Martino del Carso. Ulteriori tappe del viaggio, tutto in bicicletta, sono state Varese e Milano.

Durante l’Udienza Generale del 10 agosto, Papa Francesco lo ha accolto per il baciamano. Il Signor Zelei ha potuto così consegnare nelle mani del Santo Padre l’icona in vetro di San Martino e ricevere la benedizione per il suo pellegrinaggio di pace.

József Zelei incontra il Santo Padre

lunedì 8 agosto 2016

Onorificenza ungherese a Mons. Bielaszka


Al termine della sua missione a Budapest Mons. Grzegorz Piotr Bielaszka, Consigliere della Nunziatura Apostolica in Ungheria è stato salutato, il 4 agosto, con una piccola cerimonia, organizzata dal Nunzio Mons. Alberto Bottari de Castello, alla presenza di diversi vescovi ungheresi, membri del Corpo Diplomatico e di amici e colleghi. 
L'On. Semjén con Mons. Bielaszka
A nome del Governo ungherese era presente il vice primo ministro On. Zsolt Semjén, il quale ha consegnato a Mons. Bielaszka la Croce di cavaliere dell’Ordine al merito ungherese, conferitogli dal Presidente dell’Ungheria in riconoscimento del suo impegno per lo sviluppo delle relazioni tra l’Ungheria e la Santa Sede.
L'On. Semjén, il Rev. De Paula, Mons. Bottari de Castello e Mons. Bielaszka